mercoledì 22 febbraio 2017

Cayla, la bambola parlante. Intervento di Paola Scialpi



In passato i bambini si divertivano con giochi semplici a volte creati da loro stessi, e ciò faceva crescere la loro fantasia. Giocavano anche in strada, ridevano, si divertivano e se tornavano a casa con un ginocchio sbucciato i grandi dicevano che era "un prodotto tipico dell'infanzia". C'erano gli amici, le prime occhiate alle bambine del quartiere e poi i primi amori raccontati ai coetanei. Certo sono passati tanti anni da quella società con tanti problemi, ma tanta umanità. Oggi dopo pochi anni i ragazzi non ricordano quasi più i compagni di classe, hanno voglia di andare avanti e il passato è passato. E questo è anche giusto se muoversi così velocemente non facesse perdere man mano i valori importanti dell'amicizia. A supportare tutto ciò si aggiungono i produttori di giocattoli che avendo negli occhi solo la prospettiva di guadagno non considerano i grossi rischi  che l'uso di un giocattolo può produrre in chi lo adopera. Da poco è stata immessa nel mercato una bambola di nome Cayla in grado di ascoltare e di rispondere alle domande delle bambine. Una bambola che tramite internet si sostituisce a chiunque sia preposto ad ascoltare ed educare i propri figli. Il danno che si produce con questi oggetti si aggiunge ai danni che l'uso spasmodico della tecnologia sta apportando alla società soprattutto dei più giovani .Siamo, è vero, nel pieno di un'era all'insegna della robotica e ci stiamo dimenticando che l'essere umano va protetto. Egli ha un'anima che se si guasta non si può riparare con una pinza, un cacciavite e dei fili elettrici. Stiamo producendo robot umani che andando avanti così perderanno completamente l'uso della vera comunicazione interpersonale. In Germania è stata vietata la vendita della bambola. Sospettano che potrebbe anche essere usata come spia per entrare nella vita privata delle persone. Basterà questo provvedimento ad  arginare il continuo attacco tecnologico all'animo umano ?

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